“Il Caos nel mio Cuore” , come già detto, ha diverse stesure e tagli. Proprio come nei film. Taglia e cuci, taglia e cuci…ho perso tanto di quel tempo… Comunque, questa che segue è una delle tante scene tagliate. Non era poi così male, ma a Emma scocciava rovinarsi il vestitino in piscina e allora…
***
«Quindi conosci Mark» disse Eric all’improvviso.
«L’ho conosciuto qui a Bournemouth » rispose lei.
«Da come vi ho visto parlare ho pensato che foste vecchi amici.»
Emma abbassò lo sguardo.
«Vai a correre con lui domattina?» continuò lui.
«Sì.»
«Perché vai a correre alle sei del mattino con qualcuno che conosci appena?»
«E perché no? È carino e anche molto simpatico.»
«Lo trovi carino?» I suoi occhi si accesero all’improvviso.
«Lo definirei un tipo affascinante» rispose lei.
Eric le sollevò il mento, costringendola a guardarlo. «Chi trovi affascinante? Quel ragazzino? Andiamo, potresti essere sua zia. O sua nonna…»
«Ma che razza di stron…»
«Mi stai dando dello stronzo?» la interruppe lui.
«E tu mi stai dando della vecchia?»
«Mark ha ventisette anni. È un ragazzino.»
«Tu ne hai quaranta e ti comporti come un bambino. O forse…» lo guardò con gli occhi in tralice, «sei geloso» disse con un sorriso soddisfatto.
Lui scoppiò a ridere. «Geloso! Ma andiamo…»
Emma lo fissava seria.
«Stai cercando di stuzzicarmi, dolcezza? Pensi davvero che io sia geloso di quel bambino?»
«Sì, lo sei», rispose con uno sguardo di sfida.
La musica finì e lei si fermò. Stava per staccarsi, ma Eric la tenne stretta per i fianchi.
«Non sono geloso di lui» disse, «non può esserci alcuna competizione tra il sottoscritto e quel ragazzino.»
«Certo che no. Mark è giovane, energico e sembra anche molto agile.»
«Emma, ti stai addentrando in un campo minato. Stai attenta.»
«Hai proprio ragione» continuò lei ignorando il suo avvertimento, «non puoi competere con uno come lui.»
«Emma…stai cercando di provocarmi per qualche ragione?»
«Dico semplicemente la verità.»
Una strana luce trasparì improvvisamente negli occhi di lui e quel colore azzurro s’incupì.
Emma sentì un brivido scorrerle lungo la schiena. Forse aveva esagerato. Prima o poi doveva dire addio all’alcol, pensò.
Con uno scatto fulmineo, Eric la sollevò portandosela sulle spalle come fosse un sacco di patate.
Lei strabuzzò gli occhi. «Che diavolo stai facendo? Mettimi giù!» urlò.
Lentamente, con un sorriso beffardo tra le labbra, lui si avvicinò al bordo piscina.
«Non osare, Eric! Se mi butti in acqua giuro che te la faccio pagare!»
«Mi hai offeso in tutti i modi possibili, Emma Stewart, sin dal primo giorno…»
«Ero ubriaca! Sono ubriaca!» urlò dimenandosi come un’anguilla intrappolata in una nassa.
«Piccola, io ti avevo avvertito, non devi bere alcol se non lo sai reggere». Con un agile slancio si buttò in piscina. Emma si aggrappò a lui urlando.
Risaliti a galla, lo fissò, furiosa. «Ritiro quello che ho detto prima» borbottò, «il ragazzino non è Mark. Sei tu!»
Eric la spinse contro la parete della piscina, bloccandola col proprio corpo. «È una bella sensazione sentirsi un ragazzino…» disse spostandole delle ciocche bagnate dal viso.
Un fremito scosse Emma mentre la sfiorava. Gli occhi di lui la fissavano silenziosi e quello sguardo penetrante cominciò a metterla in agitazione. Ubriaca a no, ne era attratta pericolosamente.
Lo sguardo di Eric si era soffermato sul suo decolté. I loro vestiti ormai inzuppati d’acqua, si erano incollati sulla loro pelle disegnandone ogni rilievo e curva da non lasciare niente all’immaginazione.
Le mani di lui scivolarono sui suoi fianchi e li afferrò, attirandola a sé. «Potremmo fare come fanno i ragazzini» disse con un sorrisetto sornione.
«Gli stupidi?» gli chiese.
«Insolenti e smaliziati» sussurrò spingendosi col basso ventre contro quello di lei.
Emma provò a divincolarsi, ma senza riuscirci. Quel corpo sembrava irremovibile.
Lui si chinò ancora e le sfiorò la guancia con le labbra. Quel contatto la fece sobbalzare, il cuore cominciò a battere impazzito e rimase immobile, come il tempo, perché non riusciva più a percepire se passassero secondi o minuti.
«Che…che cosa stai…»
Eric posò un dito sulle sue labbra. Poi si fece più vicino. Il suo respiro caldo e ritmato avvolgeva Emma procurandole una sensazione estremamente piacevole. L’acqua fresca della piscina non le bastava ad alleviare quel fuoco che sentiva tra le gambe che rischiavano di cedere da un momento all’altro. Chiuse gli occhi e attese le sue labbra, voleva sentirle, subito, prima di esplodere..
All’improvviso si sentì sollevare e spalancò gli occhi. Eric l’aveva messa a sedere sul bordo. Poi, si era appoggiato incrociando le braccia sulle gambe di lei e sorrise.
Emma lo guardò confusa. «Hai finito di giocare?» sbottò poi tutta rossa in volto.
«Mi fai passare sempre per quello stronzo» disse lui sorridendo divertito. Con uno slancio, si sedette sul bordo, accanto a lei. «Un po’, forse… lo sono davvero» sospirò guardando l’acqua sotto di lui. «Mi confondi, è questo il problema. E non mi piace.»